“Non ha importanza chi sia a dirlo, “Ci siamo portati in valigia gli spaghetti del 5!” è una frase da italiani.”Avendolo letto c’è chi s’è preso la briga di scrivermi per segnalarmi marche di spaghetti del 5 senza glutine. Al che, anche se siciliana non sono, m’è venuta spontanea l’espressione “Mih che centra?!”
Gli spaghetti numero 5 sono il formato abituale di pasta per molti di noi italiani, li ho scelti a simbolo di tutti quei cibi checi piacciono, ci sono sempre piaciuti e che la dieta che decidiamo di seguire, indipendentemente da quale sia, ci dice di evitare o se non altro ridurre.
Pure io gli spaghetti li volevo solo del 5. Quand'ero piccola quelli del 3 nei nostri piatti capitavano per sbaglio, al posto di quelli “veri”, se ci toccava mangiarli, brontolavamo capitanati da mio padre.Pane, focaccia, pomodoro, panna, cappuccino, brioche, zucchero, aceto, … ci sono sapori, fragranze, consistenze, aromi che sono nostri da chissà quando, farne a meno è dura. Per la dieta dei gruppi sanguigni, soprattutto come proposta dal dottor Mozzi, la pasta è uno degli alimenti da evitare, il che per un italiano non è facile.
Ma ciò che crea frustrazione non è davvero il “non mangiare” un determinato cibo.
È più il pensare “devo fare rinunce”, “non posso fare quello che voglio”, “non posso mangiare liberamente”, “sono italiana! un piatto di spaghetti per me è casa, famiglia, identità, è qualcosa di quello che sono io”.
Di fronte al formato di pasta che a casa mia nessuno voleva, in me bambina sorge un dubbio:
Li rigiravo con la forchetta. Era impossibile che qualcuno li volesse.Però se continuavano a fabbricarli qualcuno doveva pur esserci. “Chissà chi?” mi chiedevo.Quel che c'è stato dato fin da piccoli, ci toglie la capacità persino di immaginare che si possa volere altro?
E se io, anziché nella mia famiglia, fossi nata in una di quelle dove gli spaghetti del 3 li compravano di proposito? O in una da linguine? In quel caso cosa avrei voluto? cosa mi sarebbe piaciuto?
L’acqua della pasta sul fornello, il cestino di pane in tavola: questione di abitudini. Sempre la stessa spesa nel carrello. Il caffelatte al mattino, irrinunciabile se così è sempre stato.Mi piace quel che mi è sempre piaciuto, scelgo quel che sono abituata a scegliere.
Ma sono io che scelgo o sono le abitudini?
La televisione ai tempi era in bianco e nero. In quella che doveva essere la prima trasmissione italiana di cucina, Ave Ninchi aveva esclamato scandalizzata “Ah che schifo! Pesce crudo come mangiano i giapponesi” , ne avevamo parlato tra noi bambini, per questo le mie riflessioni continuano:
E se fossi nata in Giappone? dove mangiano pesce crudo! Ma quella forse era solo una bugia che dicevano per vedere se ci credevi.Chi avrebbe potuto immaginare la moda del sushi allora?!
Quanto i nostri gusti sono influenzati da quel che in un modo o nell'altro ci viene propinato?
"Mangia quella pasta!” intimava mia madre.Quanto sono libere le scelte? quanto dipendono invece da idee preconcette?
Mia madre perdeva la pazienza ed io stavo lì a chiedermi: “Quello che voglio, sono davvero io che lo voglio?”.
Quanti e quali desideri scaturiscono da condizionamenti?
Le abitudini gestiscono il più possibile quel che mi riguarda e non si occupano solo di alimentazione.
Facilitano la vita? Così pare.
Di certo se cambio qualcosa devo vedermela con loro.
Sanno che sono a dieta?
Eccole allora! insistono col dirmi che non sono in grado di fare a meno di pane e pasta, che senza formaggio non potrei vivere, che ci sono momenti in cui sento proprio il bisogno di una merendina. Sanno benissimo come prendermi, del resto mi conoscono da una vita.
Mi aspettano al bar, al ristorante, mi attaccano dai banchi della gastronomia e dalle vetrine della pasticceria, mi tendono agguati da amici e parenti, si appostano in cucina tra frigo e armadietti.
Non appena provo a scegliere io fanno di tutto per contrastarmi, d'altronde sono sempre state loro a comandare.
Non è questione di pane e pasta o di corpo sano e bello, è che scegliendo di stare a dieta, quale che sia la dieta, ho preso una decisione.
La strada vecchia lo so dove porta, m’interessa vedere le altre e al volante voglio starci io.
Se con un colpo di bacchetta magica potessi ottenere i benefici di una dieta senza alcun bisogno di rispettarla perderei un’occasione: l'occasione di imparare a stare al volante cominciando dal cibo.
6 commenti:
Grazie "fata Marilena" per quello che scrivi, ne faccio tesoro per il mio lavoro di coaching con le persone che devono abituarsi a mangiare diversamente da come sono (state) abituate dall'infanzia per ritrovarsi a quarant'anni ( anche prima) e sempre dopo, grasse e depresse
Rita
Condivido pienamente la tua riflessione Marilena!
Grazie Patricia! e grazie Rita!
CARA MARILENA, E BELLISSIMO TUO ARTICOLO, PROFONDO E SPIRITUALE, HO TROVATO QUESTI GIORNI SOLTANTO QUESTO BLOG, E MI PIACE MOLTISSIMO,
GRAZIE
CHI SONO IO?
IO SO E PERCEPISCO,
CHE OCCUPO SPAZIO NEL MONDO,
E IO SONO CALDO,
E SONO SOLIDO,
ED IO PENSO. ETCETERA,
LE AZIONI CHE RIVELANO MIO ESSERE,
MA SE MI DOMANDI, CHI SONO IO,
QUAL'E LA MIA RADICE,
DONDE PROVENGONO TUTTE QUESTE AZIONI,
NON SO CHE COSA RISPONDERTI...
UN GRAN SAGGIO DEL 20-IMO SECOLO, I. ASHLAG, INTRODUZIONE AL LIBRO ZOHAR
Grazie a te cara Clara!
Grazie di ciò che scrivi.
Incontrare qualcuno che vede ciò che cerco di trasmettere è bellissimo.
Ricette, dieta, lezioni di Informatica, corone di Natale, giardinaggio, problemi... qualsiasi cosa è solo un'occasione per qualcosa di meraviglioso.
E incontrare qualcuno che se ne accorge è stupendo.
Grazie,
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