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venerdì 28 febbraio 2014

Perché è difficile stare a dieta? come fare a non lasciar perdere? (Non si cucina con gli scarti - parte 1)

Perché è difficile stare a dieta?
Magari stavolta qualcosa ci ha proprio convinto magari ci sono pure già i risultati, le buone intenzioni ci sono, basta solo non smettere, basta avere costanza …

È che ne abbiamo provate tante e ogni volta sappiamo com’è andata a finire.

Perché ad un certo punto si smette?

Spesso sia chi ha scelto questa dieta sia chi ne ha scelta un’altra, mi dice di sentirsi frustrato e di aver voglia di mollare o di aver già smesso.
Sono cinque anni che seguo questa e non mi viene assolutamente voglia di lasciar perdere, come mai? Come mai per me è sempre più facile? Perché per me anziché frustrante è divertente?

Ci ho pensato su con ordine.

Tutto comincia con quei pensieri e discorsi che riporto nel capitoletto “Non si cucina con gli scarti” pag 105 del mio “Il grande libro delle ricette per la dieta dei gruppi sanguigni”:
La vita è già difficile di suo, con questa dieta riesce ad essere ancora più complicata.
Non so cosa prendere al bar, al ristorante, in mensa, alle macchinette. Lavorando mi manca il tempo e non posso più affidarmi a pasticceria, panetteria, rosticceria. Buona parte delle pietanze con cui andavo sul sicuro non è più accettabile e faccio la figura dell’asociale alle feste, con amici e parenti. 
Sono ragionamenti che vengono spontanei e del tutto condivisibili perché oltre alle rinunce pare pure che il resto del mondo si coalizzi per ostacolarmi:
Tra gli scaffali dei negozi, le marche sono tante ma tutte propongono gli stessi grissini, cracker, snack, biscotti e se incredibilmente ce n’è uno che potrebbe andare bene per me, il suo prezzo è quattro o cinque volte quello degli altri.

Gli amici sbuffano: “Possibile che con te non ci sia modo neanche d’andare in pizzeria?!”.

Al ristorante il cameriere mi risponde con aria scocciata “Certo che per mantecare il risotto il cuoco usa burro e farina! e mai nessuno ha avuto nulla da ridire. È famoso per i risotti, la gente viene da noi per quelli!”.

Mi offrono una crostata tutto burro e farina 00 “L’ho fatta apposta perché a te è sempre piaciuta. E lascia perdere la dieta! per una volta cosa vuoi che sia? Dai! Solo una fetta giusto per dirmi se è venuta bene.
Mia madre insiste “Non vuoi proprio un goccio di latte nel caffè? Ma tu non mangi proprio niente! Prendi almeno un dolcetto, sono speciali me li ha portati un’amica.”.
Com’è possibile che per me non sia frustrante?

Non è frustrante perché so che “Non si cucina con gli scarti”.

Quando indosso il grembiule per cucinare sgombro e pulisco il tavolo, tiro fuori gli ingredienti, rimuovo scorze e parti guaste dagli ortaggi, grasso dalle carni, gusci dalle uova, elimino gli scarti man mano buttandoli in pattumiera.
  • Potrei rimpiangere ingredienti e combinazioni sconsigliati ma sarebbero pensieri che valgono quanto le bucce delle cipolle o la scorza della zucca. Vanno in pattumiera assieme a quelli. Non mi servono per cucinare secondo la dieta, mi farebbero solo perder tempo. 
  • Anche il tempo è un po’ come quinoa, zenzero, filetti di pesce, è un ingrediente da cui voglio trarre il meglio.
Non ho alcuna intenzione di sprecarlo occupandomi di ingredienti e combinazioni che non uso e senz’altro evito di sprecarlo per pensare che “ho poco tempo”.
  • Ci sono poi difficoltà concrete che non si possono semplicemente buttare via o ignorare, difficoltà che incontra chiunque intenda seguire un particolare regime alimentare, non solo questo, quando non riesce a trovare bar, ristoranti, prodotti che soddisfino le sue esigenze e a prezzi accettabili soprattutto.
Perché baristi, ristoratori, produttori anziché lamentarsi di crisi, locali vuoti, farsi concorrenza con le solite cose, non si rendono conto che c’è chi non sa dove andare a mangiare e cosa?

Sono difficoltà innegabili, ci si può ragionare per ore, cercare conforto parlandone con chi è d’accordo, sperare che le cose cambino, ma nell’immediato il “Non si cucina con gli scartiè molto più utile.

“Faccio la figura dell’asociale”, “Non vorrei sembrare scortese”, “Sono un cliente noioso”, “Non è carino creare difficoltà”, “Do l’impressione di quella piena di pretese”: se man mano butto in pattumiera questi e i pensieri simili è subito molto più semplice!

Non ho più alcun bisogno di farmi andar bene quel che non mi va, faccio tranquillamente le mie richieste e con quelle sto di fatto offrendo opportunità, prima o poi qualcuno saprà coglierle.
  • Anche con amici e parenti che mi offrono ciò che non desidero basta dire “No graziebuttando in pattumiera i vari “Mi spiace se ci rimane male”, “Non sta bene rifiutare quello che offrono”, “Non vorrei che si poi si offendesse”, “Non voglio fare l’antipatica”
  • C’è però chi è così sgradevole da attaccare il mio modo di mangiare, contestare, ridicolizzare le mie scelte, senza rendersi conto della propria presunzione, arroganza, mancanza di rispetto.
E qui è il caso che mi si accenda una lampadina. Perché quando ci si entusiasma, come nel caso in cui davvero convinti si abbraccia una dieta, è possibile che ci si lasci travolgere dalla voglia di “diffondere il verbo” e si cerchi d’imporre al mondo le proprie convinzioni denigrando qualsiasi altra. Allora ben vengano coloro che con la loro presunzione, arroganza, mancanza di rispetto mi mostrano che non è il caso di fare altrettanto.
Oltre a tutto questo c’è qualcosa di ancor più insidioso, porta a vivere male la dieta e alla lunga ad abbandonarla. Ne parlerò la prossima volta.

Ciao,
Marilena

2 commenti:

Unknown ha detto...

Direi che ottimo ingrediente è un po di sana e sincera CONDIVISIONE! Ho sempre pensato di dovermela e potermela cavare da sola ma forse cè un'altra possibilità!? La consapevolezza che non è da deboli e sconfitti il chiedere aiuto, tendere la mano e lasciare che qualcuno ti tiri su dal buio delle tue stanze. Forse è questa l'altra possibilità? La condivisione, come la tua Marilena.

Marilena D'Onofrio ha detto...

Grazie Carmela! sì c'è un'altra possibilità!
Ti ringrazio per non esserti fermata alle ricette che sono utili e carine ma ... è sempre la storia di chi si ferma a guardare il dito senza capire che sta indicando il cielo :)
Dici "deboli e sconfitti" e la cosa mi colpisce perché proprio in questo periodo in lefiabesanno.comsto cercando di parlarne.
Un abbraccio forte e grazie infinite a te... continuerò con l'aiuto del tuo incoraggiamento.

Marilena

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